©Natascia Aquilano | DooG Reporter, 2021

A Santiago de Compostela per un viaggio lungo 20 anni

Vent’anni, sono tanti, possono sembrare tanti, ma vi assicuro che volano. Era solo il 2001 quando, con un gruppo di amici, ho pensato di fondare questa Associazione il cui scopo era quello di coniugare la passione per la moto ed i viaggi della solidarietà, ma mai avrei immaginato che questa meravigliosa avventura potesse durare vent’anni.

2001, era il 18 di ottobre, tra l’altro la data del mio compleanno, quando ho registrato lo statuto presso l’Agenzia delle Entrate, fase propedeutica per la prima missione di MotoForPeace, già Peace For The People, che ci ha visto nel 2002 attraversare tutta l’Europa e l’Asia, da Roma a Pechino.

Da lì non ci siamo più fermati ed ora ci troviamo in partenza per Santiago de Compostela per celebrare il XX anniversario della fondazione. Abbiamo preparato questo viaggio con la massima attenzione e rispettando tutte le normative sanitarie necessarie.

5000 km di viaggio non sono moltissimi per i nostri standard, ma bisogna comunque rivedere i mezzi e l’attrezzatura ferma da più di un anno. Uno dei due furgoni è stato venduto, ci dava molti problemi, e quello rimasto ha avuto bisogno di un profondo restyling. Poi c’è da realizzare la brochure con i nuovi contenuti ed anticipare quale saranno obiettivi ed itinerario del viaggio previsto il prossimo anno con un percorso che ci vedrà attraversare di nuovo Europa ed Asia, da Santiago de Compostela fino a Tokyo.

Il team si è costituito in brevissimo tempo, tutti veterani di MFP, più qualche nuovo ingresso. In totale siamo 20, compresi 4 membri della TV galiziana che sono giunti dalla Spagna con il compito di seguire il team durante il tour fino a Santiago, mentre a Roncisvalle ci attendono altri 20 motociclisti provenienti da Spagna e Portogallo. Insomma, un bel gruppo e se poi ci aggiungiamo i motociclisti della Guardia Civil e quelli della Polizia Municipale della Galizia diventiamo davvero tanti.
Come al solito siamo costretti a terminare i preparativi all’ultimo momento: il nostro è un Karma, anche se ci prepariamo con un anno di anticipo finiamo di chiudere i portelli dell’Iveco un minuto prima della partenza.

Anche questo evento è realizzato in collaborazione con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale diretto dal Cardinale Peter Turkson, e sarà proprio Sua Em. Turkson che celebrerà la messa e darà la benedizione al team di MotoForPeace il giorno della partenza. 
L’appuntamento è fissato per il giorno 17 all’alba presso la nostra sede in seno al 1° Reparto Mobile. Siamo tutti puntuali ed alle 7 del mattino siamo in sella diretti a San Pietro. Entriamo in Vaticano e parcheggiamo i nostri mezzi di fronte la Sala Nervi per poi raggiungere, attraverso i sotterranei, la cappella antistante la Tomba dell’Apostolo Pietro.

La cerimonia è emozionante, il Cardinale ricorda il ruolo e l’importanza dei pellegrinaggi e come questi siano cambiati nel corso della storia. Certo, noi siamo dei pellegrini un po’ fuori dagli schemi, ma il significato del nostro viaggio rimane lo stesso.
Terminata la cerimonia, foto di rito accanto alle moto e via per la prima tappa, Sutri. In questo tour vogliamo ripercorrere quelle che erano le fermate più significative dei pellegrini che si muovevano attraverso i percorsi della Via Francigena o Franciscana.

Uscire da Roma è un delirio, è sabato e fa caldissimo. La Cassia è intasata e ci vogliono 10 minuti per attraversare un semaforo…un problema che i pellegrini del Medioevo fortunatamente non conoscevano.

Sutri è un centro dalle antiche origini, in cui sono ancora visibili tombe rupestri, l’anfiteatro romano ed una piccola Chiesa rupestre della Madonna del Parto. Il pellegrino proveniente da Viterbo e diretto verso Roma non poteva fare a meno di sostarvi.

Lasciamo Sutri direzione Bolsena. Il sole va e viene, e così anche la pioggia. Le nuvole si rincorrono e ci danno un po’ di sollievo.

Bolsena che dà il nome al lago, vanta origini antiche con insediamenti etruschi e romani. Il Medioevo rivive nell’imponente castello Monaldeschi che domina il centro storico e la Statale Cassia che ha costituito per secoli una statio strategica lungo il cammino dei pellegrini diretti a Roma. Un caffè veloce a bordo lago e riprendiamo la strada per San Quirico attraverso la statale che ci fa navigare fra le infinite colline toscane, un paesaggio che sembra dipinto.

San Quirico è un antico centro medievale che si trova tra il Monte Amiata e la Valdichiana. Il borgo sembra intatto ed ammirarlo con le viuzze semivuote dà l’impressione che il tempo qui si sia fermato.
Arriviamo a San Gimignano al tramonto e pernottiamo nel camping a due passi dalle mura della cittadina. 

Al mattino una visita al centro storico di San Gimignano è d’obbligo: San Gimignano, famoso per le sue torri medievali ancora oggi presenti nel centro storico, è iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO ed è stata tappa storica della Via Francigena.
Percorrendo la strada statale giungiamo a San Quirico, antico centro medievale, una volta località di confine tra la Repubblica senese ed i territori pontifici.

Puntiamo su Sarzana dopo aver attraversato Lucca con un caldo impressionante. Situata nel “cuore” della Lunigiana, Sarzana mantiene quasi intatta la fortezza di Sarzanello, un piccolo borgo fortificato che per la sua posizione strategica doveva avere funzione di controllo sulle importanti strade di fondovalle. 
Entriamo in autostrada ed a Genova è emozionante attraversare il nuovo ponte che ha sostituito il Morandi, quest’ultimo protagonista di una tragedia che porteremo per sempre nei nostri ricordi.

Ventimiglia vuol dire entrare in Francia con la sua autostrada zeppa di autovelox e limiti di velocità rigorosissimi. Percorriamo parte della Costa Azzurra fino a far tappa a Frejus dove abbiamo prenotato un economicissimo Ibis. Sudati fino alle mutande facciamo la fila per la doccia prima di riaccendere i fornelli per una pasta “aglio e oglio”.

Da Frejus tappa obbligata è Arles, città d’Arte e di storia. A piedi ci godiamo le vie del centro. Rovine romane, il Colosseo, le Terme di Costantino e la chiesa di Saint-Trophime ci lasciano a bocca aperta. Arles è stata, nella storia, una tappa importantissima del cammino verso Santiago de Compostela.

È tardo pomeriggio quando prendiamo le camere a Narbonne, sempre sotto un sole cocente. Io riesco ad incontrare mio cugino Bruno che vive qui da molto tempo, un’occasione per rivivere insieme gli anni belli della fanciullezza. In serata ci raggiunge anche Maurizio che era stato costretto a posticipare la sua partenza di un giorno, viaggiando da Formia senza sosta a cavallo della sua anziana, ma ancora affidabile, K100.

Da Narbonne a Lourdes, un passaggio facile con una temperatura accettabile. Abbiamo la possibilità di recarci al Santuario per rendere omaggio a Nostra Signora. Il Santuario è semideserto e raggiungiamo facilmente la grotta dell’apparizione. Si prega per le persone care, si prega per noi stessi. Dalla prima apparizione sono trascorsi quasi duecento anni e da allora il flusso dei fedeli in visita non si è più arrestato.

Entriamo in Spagna da Valcarlos, dove i colleghi spagnoli ci riservano una calorosa accoglienza. Il cammino francigeno iniziava da qui ci assicurano, anche se su questo tema ci sono versioni molto contrastanti. Ci viene consegnato il passaporto del pellegrino che andrà siglato ad ogni stazione che toccheremo fino a Santiago. A Roncisvalle, pochi chilometri dopo, troviamo ad attenderci i nostri amici catalani Luis e Jordi: entrambi hanno partecipato alle missioni di MFP e non hanno voluto perdere l’occasione di salutarci in occasione del XX° anniversario dell’Associazione. Roncisvalle in Navarra è la prima tappa in terra spagnola del cammino francese, ed era, in epoca medioevale, la più importante località per il transito dei pellegrini.

A Pamplona veniamo ricevuti dalla “alcaldessa” per un saluto di rito ed uno scambio di presenti. L’ostello che hanno prenotato i nostri amici spagnoli è convenientissimo e capiamo subito il perché: un corridoio con letti a castello ambo i lati, tipo wagon-lit, con due bagni e due docce per 24 persone. Si, siamo arrivati a 24 perché si è aggiunto al gruppo anche Celestino, giunto da Barcellona in treno perché il mio grande amico di avventure, viaggiamo insieme da 18 anni, ha avuto un infortunio abbastanza serio che lo porterà lontano dalle due ruote per almeno sei mesi. 

Pamplona, Capitale della Navarra è anche il punto di arrivo della terza tappa del “Camino Francese” sulla via di Santiago de Compostela. I fedeli in pellegrinaggio attraversano il Ponte della Maddalena e visitano le principali destinazioni religiose, come la Cattedrale o la Chiesa di San Saturnino.

Sveglia al mattino presto e prima sosta a Burgos, non ci fermiamo a Logrono, per una foto davanti la stupenda cattedrale ed un pranzo all’ombra dei portici. Siamo a 900 mslm nella regione della Castiglia, Burgos è diventata famosa oltre che per la Cattedrale intitolata a Santa Maria, anche per il Cammino dei pellegrini già dai primi del ‘300.
Siamo a Leon (ricordate la Seat?), dove passeremo la notte. Il piccolo hotel è in pieno centro, vie tortuose e sensi vietati così complessi che anche il GPS perde la bussola….
Parcheggiamo le moto in una caserma poco distante ed approfittiamo di una serata libera da impegni.

Direzione O Cebreiro con temperatura in picchiata, nuvoloni e pioggia. Saliamo in montagna e ci troviamo da 38 a 12 gradi, necessaria giacca da pioggia e felpa. Immagino i pellegrini di cento anni fa che si trovavano in questo territorio, quale disagio e quale sacrificio, ma quanta più fede.

Pernottiamo a Pedrafita, un piccolo villaggio tra le montagne a più di mille mslm, in una fattoria, anche qui in cameroni con letti a castello.
Pedrafita era l’ultima tappa prima di entrare a Santiago, ed è qui che veniamo raggiunti da altri bikers provenienti da altre regioni della Spagna. C’è anche Rogerio con il suo team che è arrivato dal Portogallo per porgerci il suo saluto. Rogerio ha fondato il motoclub della polizia portoghese e quest’anno festeggia i 25 anni di attività. 

Santiago.
Pernotteremo a Monte de Gozo, una collina appena fuori dal centro attrezzata a dormitorio per i pellegrini, oggi come mille anni fa. Sono 30 blocchi da mille persone ognuno in un’area molto vasta. Le camerate sono da 8 posti su letti a castello, ridotti a due posti per norme covid. Due bagni maschietti, due bagni femminucce e quattro docce. Un cucinino. In “quelli che siamo” ci stiamo bene, ma non voglio immaginare con il massimo della capienza.

Il fenomeno del pellegrinaggio di Santiago è enorme, non credevo che potesse avere una dimensione così grande. Una rete infinita di sentieri che tagliano la Spagna e la Francia in tutte le direzioni con sistemi di accoglienza per tutti. Il pellegrino può contare su una rete di ostelli statali e privati infinita. Puoi pagare poco o pochissimo per mangiare e dormire, a volte dando solo una offerta. Le cifre sono molto basse, da 5 a 10 euro. L’unico obbligo è che il pellegrino il giorno dopo lasci la struttura a meno che non sia infermo. Poi ci sono gli ostelli che costano un po’ di più e consentono soggiorni maggiori. Anche in Italia abbiamo la via Francigena con una struttura più o meno uguale, ma i pellegrini “esperti” conosciuti qui mi dicono che i prezzi sono eccessivi, ragion per cui il pellegrinaggio nel nostro paese rimarrà un sogno.

Mai viste tante persone camminare insieme con zaino in spalla, giovani, meno giovani, molto meno giovani, tutti con lo stesso unico obiettivo. Si può camminare per un giorno, una settimana, un mese. C’è chi percorre delle tratte anche a distanza di un anno, dipende dal tempo che si ha a disposizione. Si vedono persone che si aiutano nel cammino con i bastoni, stampelle, in scarponi o scarpe ginniche, su sedia a rotelle, chi zoppica, chi accenna una corsa, e poi si può ammirare tutta questa moltitudine nella piazza Obradoiro antistante la cattedrale di Santiago, l’Apostolo San Giacomo. “Santiago, dove la pietra divenne storia” …” dove le pietre parlano”. Terza città sacra per la cristianità, dopo Gerusalemme e Roma. Se Gerusalemme è il “centro”; Roma rappresenta la centralità della Chiesa di Cristo; Santiago incarna “il pellegrino”, il punto di arrivo, o di partenza, delle persone semplici. 

Nel tardo pomeriggio breve cerimonia davanti alla Cattedrale con la responsabile del Turismo prima di ritirarci nelle nostre “stanze”.

Il giorno tanto atteso. Siamo stati invitati a questa cerimonia molto importante per il mondo cattolico: il Giubileo compostelano che si celebra ogni volta che il 25 di luglio, memoria liturgica di San Giacomo, cade di domenica, ed oggi è domenica. Alla messa, che verrà celebrata nella Cattedrale, è presente anche il Re di Spagna. La selezione dei partecipanti è accurata e sono letteralmente sbalordito quando mi accorgo che su 120 invitati il team di MFP rappresenta il 10% dei presenti. La cerimonia è toccante, anche se la liturgia in spagnolo non aiuta moltissimo. Un lungo discorso del Re Filippo VI precede la funzione. Uno dei momenti più suggestivi è il lancio del grande braciere fumante d’incenso che viene fatto dondolare all’interno della Cattedrale attraverso una lunga fune mossa da almeno sei sacerdoti. Terminata la funzione salutiamo gli amici spagnoli e portoghesi e rientriamo a Monte de Gozo.

Secondo giorno a Santiago, definita un tempo la “Gerusalemme d’Occidente”. Ci rechiamo per una intervista presso la sede del “Corriere di Santiago” prima di partire per Finisterre, o Fisterre (se avrete necessità di cercarlo sul vostro GPS provate con entrambi i nomi). I pellegrini giunti a Santiago, e ricevuta la benedizione, proseguivano fino all’estrema costa occidentale della Galizia, a Capo Finisterre per poi deviare a Muxia dove si trova il Santuario della Virgen de la Barca. Era considerato il luogo dove si vedeva la fine del mondo (conosciuto) e chiamato Costa della Morte per le forti correnti e i frequenti naufragi. I pellegrini si recavano a Muxia anche per raccogliere le conchiglie, un culto divenuto poi simbolo dei pellegrini di tutto il mondo.

Oggi avremo la possibilità di salutare l’Arcivescovo di Santiago, Mons. Julian Barrio Barrio, che ci accoglie con grande cordialità. Dopo avergli illustrato nel dettaglio la nostra attività ed il progetto del 2022, che prevede un itinerario da Santiago a Tokyo con lo scopo di documentare e sostenere alcune comunità cattoliche di quell’area geografica, l’Arcivescovo ci offre la possibilità di visitare alcune aree della Cattedrale non sempre aperte al pubblico. Alle 12.00 breve conferenza stampa con il Ministro dell’Interno della Giunta Galiziana, il Direttore del Xacobeo ed il Capo della Polizia: ci viene rinnovato il supporto all’iniziativa 2022 con il desiderio di poter aggiungere al nostro team un loro rappresentante. Dividiamo la serata tra relax, preparazione delle valigie e…l’ultima gricia compostelana!

Tiriamo per più di 600 km fino a Logrono, dove pernottiamo in un hotel lungo l’Autovia. In Spagna c’è l’alternativa all’autopista (l’autostrada a pedaggio): abbiamo infatti le autovie, strade a scorrimento veloce quasi parallele all’autopista, a due corsie per ogni senso di marcia, che di quando in quando attraversano centri abitati. Forse un po’ più lunghe, ma molto più panoramiche e meno noiose delle autostrade.

E puntualissimi arriviamo a Barcellona, in tempo per il pranzo fissato da Celestino per le 15.00 presso il popolarissimo “Salamanca” a Barceloneta. Un momento in cui possiamo finalmente rilassarci e trascorrere in completa serenità l’intero pomeriggio prima di imbarcarci sulla Grimaldi che ci condurrà a Civitavecchia.

Prima di salire a bordo alcuni di noi, me compreso, si recano presso un laboratorio di analisi per il “tampone di rito” che non ci chiederà NESSUNO, 40 euro buttati! A bordo della nave siamo veramente in pochi, più camionisti che turisti. Traversata tranquilla, il mare è una tavola ed abbiamo tutto il tempo per riflettere su questo breve ma meraviglioso viaggio. Il Camino de Santiago, una esperienza unica che coinvolge ed affascina milioni di persone nel mondo ha lasciato in ognuno di noi un segno indelebile. Arriviamo in porto in ritardo, almeno due ore, a cui se ne aggiungono altre due prima di uscire con le moto dalla bocca posteriore della nave. Siamo di nuovo a casa, ma di nuovo per poco!!!

Non ho dimenticato, ho voluto lasciare per ultimo, il ritorno del mio amico Richard nel team: dopo il rovinoso incidente del 2015 è finalmente di nuovo con noi e spero che possa tornare a condividere le nostre missioni.