Africa_2018_Motoforpeace
©Carmine Rubicco, 2018

L’aria è molto tesa

Posticipiamo la partenza alle 6.00, e facciamo bene, in quanto per giungere in dogana impieghiamo poco più di 40 minuti. Troppo presto per fare qualunque cosa, gli uffici sono chiusi e le autorità presenti ci consigliano di andarci a prendere un caffè a WaterFront, lontano pochi centinaia di metri.

C’è un aria pulitissima e foche che giocano in acqua a due metri dalla banchina. Con 180 rand presso il bar di un albergo fantastico ci prendiamo una colazione regale, in attesa che si facciamo le 8.00. torniamo presso gli uffici dell’immigrazione e veniamo avvisati che dobbiamo spostarci presso il DePo, dove i nostri container verranno ispezionati. La compagnia ci invia un pullmino che ci trasporta presso il gigantesco piazzale dopo stazionano i nostri contenitori.

Entrare nella struttura richiede una procedura ben definita: etilometro, giubbotti rifrangenti e scarpe antinfortunistica. Ci fanno accomodare in una comoda sala riunioni fino a quando veniamo avvisati che tutto è pronto.

Scendiamo così nel piazzale dove troviamo i contenitori già aperti dagli addetti ai lavori che hanno iniziato a portare fuori le moto. L’aria è molto tesa: l’ufficiale doganale, molto severo, ci intima di stare lontano dai mezzi fino a quando non è finita l’ispezione doganale. Ci controllano tutto, ma proprio tutto. Valigie, borse da moto, bauletti. Spulcia tra le scatolette e la pasta e poi guarda e guarda ancora come alla ricerca di qualcosa. E meno male che abbiamo una nota verbale con cui la nostra rappresentanza diplomatica chiede di agevolare le operazioni doganali, senza quella???

Passano i minuti, il funzionario apre di nuovo le porte dei furgoni e continua a fissare quelli che potrebbero essere dei potenziali oggetti anomali. Registra i numeri di telaio delle moto, una ad una fino a quando con un mezzo sorriso si congeda portandosi via i carnet per l’annotazione.

Ora siamo liberi di sistemare il carico dei furgoni, rimontare le ruote con i pneumatici e ricomporre i bagagli sulle moto. Più impegnativo è fissare il portabagagli su uno degli Iveco che ospiterà tutti i pneumatici di scorta. Al lavoro tutti, ognuno la sua parte, sono tante le cose da fare. Per l’ora di pranzo Egidio va a prendere dei panini e facciamo un breve break. Siamo in contatto con il tipo delle assicurazioni, con la dogana e con la compagnia dei servizi, ma non si riesce ad avere riscontro: l’assicurazione con ci dice quanto ci costerà l’RC per i paesi che attraverseremo, la dogana non si esprime quando rilascerà i carnet e la compagnia di servizi non ci comunica quanto sarà da pagare, se ha ricevuto il denaro dal nostro corrispondente italiano ma la cosa più seria è che non fa previsioni, sembra di parlare ad un muro.

Con queste premesse c’è poco da sperare. Nel frattempo Marco e Davide si dedicano alla Transalp 600 che abbiamo in prestito e ci vuole poco a capire che versa in pessime condizioni. Nonostante sia stata tagliandata prima della partenza necessita di una revisione ai carburatori che hanno bisogno di membrane nuove. Marco ci lavora per circa tre ore ma alla fine non c’è nulla da fare, la moto non parte e decidiamo di provare ancora domani. Dico domani perché ci arriva comunicazione che per oggi non ci verranno consegnate le moto e non si sa neanche il motivo.

I carnet sono stati firmati??? Non si sa.
Il pagamento è arrivato ed è esatto??? Non si sa.
Nessuno ti dice nulla, al telefono la responsabile prima dice una cosa, poi un’altra e poi un’altra ancora. Siamo molto demoralizzati, abbiamo già un giorno di ritardo e non abbiamo certezze.

Nel frattempo ha iniziato a piovere, forse un segno del destino in quanto questa parte di Sudafrica sta vivendo da almeno 5 anni una forte siccità. Facciamo la solita lunga fila prima di rientrare in albergo in quanto, alle altre disgrazie, si aggiunge uno sciopero ad oltranza degli autobus e dei taxi. Più di così???

Unica nota positiva è quella che abbiamo potuto prendere il nostro cibo dai van e la sera ci permettiamo una pasta al ragù che ci mancava davvero.