Africa_2018_Motoforpeace
©Carmine Rubicco, 2018

Arrivo alla Missione cattolica di Nyangana Hospital

Ieri sera con un breve briefing abbiamo convenuto di tagliare i tempi morti al mattino e durante le soste rifornimento in modo da chiudere prima la tappa. Con il sole che tramonta già alle 18 e qualcosa, avere anche una mezz’ora di luce in più alla guida è importante.

Così alle 8.00 siamo già fuori del camping, direzione Nyangana Hospital, la prima missione cattolica che verrà documentata da MFP in questo viaggio. Benzina e via verso nord est: Nyangana è proprio al confine con l’Angola e lontana dalla direttrice principale di cui parlavamo ieri l’altro.

Percorribilità eccellente e strade meravigliose: da Città del Capo fino a qui, per un totale di circa 3000 km, non si è vista una buca o una strada anche leggermente dissestata, a parte gli sterrati sulle dune… e io che ho lasciato Roma con voragini da inghiottire un pullman.

Il terreno cambia ancora e questa volta è l’Africa che conosco di più. Tanta gente lungo la strada, centri abitati che si rincorrono, villaggi adiacenti la carreggiata. La campagna qui è sicuramente più produttiva con coltivazioni ovunque ed allevamenti di mucche, pecore e capre. A spasso su carretti trainati da asini famiglie intere, mercatini improvvisati sulla banchina, insomma si sente battere il cuore di questo paese.

Tutti ci fanno un cenno di saluto, dai bambini ai grandi, un sorriso, un segno ok con la mano. Rispondiamo per quello che possiamo, con la mano sinistra ci dobbiamo anche guidare. Nelle campagne tutti sono al lavoro e come al solito vedo solo le donne impegnate: una bambina di non più di 6 anni alta forse un metro porta sulla testa un bidone che sarà più alto di lei, una mamma ha invece un bambino sulla schiena, un altro legato davanti, in testa porta della legna ed in mano altri fardelli, così più avanti e più avanti ancora: certo nascere donna in Africa deve essere molto impegnativo.

Tappa benzina in un area di servizio adiacente un mercatino ed una stazione taxi, un caos totale. Da qui in avanti si dovrà prestare la massima attenzione, così ci suggerisce un operaio che intrattiene Celestino in una lunga conversazione: parla bene spagnolo e ci consiglia di non perdere mai di vista le nostre cose, questa parte di Namibia a ridosso dell’Angola è influenzata dalla microcriminalità.

Siamo a soli 100 km da Nyangana e sono solo le 12.00, oggi siamo stati bravissimi. La temperatura però sale e la moto di Celestino torna a tossire, speriamo che riesca a raggiungere almeno Ondjiva, li troverà i ricambi per guarire.

Ecco il Nyangana Hospital, l’ospedale diretto dai missionari cattolici: ci accoglie Suor Lovely, la terza in comando dopo il capo e vice che sono fuori dal centro per servizio. Suor Lovely dopo averci illustrato brevemente come funziona la struttura ci assegna due piccoli edifici dove pernotteremo oggi e domani. Ambienti modesti ma pulitissimi e la sistemazione è due per camera, uno su letto e l’altro con materasso a terra. Si raccomanda molto a tenere tutto chiuso, da qui inizia la zona malarica.

Finalmente ci possiamo fare una vera doccia e sistemare il bagaglio, anzi più che sistemare sarebbe bello poter ritrovare la propria valigia. I furgoni sono un ammasso di polvere e sabbia con cibo mischiato alle borse, domani necessita una riordino di tutto il carico con pulizia interna ed esterna dei due Iveco.

Per pranzo il grande Riccardo ordina da mangiare alla cucina dell’ospedale e per la cifra di 4 euro a persona ci preparano del riso, pollo, pesce, verdure miste.

Il pomeriggio trascorre in completo relax tra la camera ed una piccola area Wi-Fi che ci consente finalmente di contattare il mondo esterno.