Notte insonne. Sappiamo bene che il viaggio è terminato e quest’ultima tappa ci riporterà al Capo.
Lasciamo lentamente Still Bay con le sue meravigliose case e rimontiamo sulla N2. I primi km con il sole negli occhi ma poi giriamo verso ovest. Lasciamo la costa per tagliare nel bel mezzo della campagna su dei rettilinei senza fine.
Siamo in collina sui 300 metri, si sale e si scende su ripidi pendii con ai lati immense estensioni di colture. Il vento soffia fortissimo e questa volta viene da terra, un vento così caldo che fa salire la temperatura dai 10 ai 30 gradi nell’arco di due kilometri. Altrettanto è repentina la discesa della temperatura quando il paesaggio cambia colore e poi di nuovo caldo e poi freddo ancora, ha dell’inverosimile.
Dopo i primi 200 km ci fermiamo per una sosta caffè e benzina. Facciamo le cose con la massima calma come non ci fosse la voglia di arrivare al Capo. La strada è stupenda con un asfalto che a Roma non vedremo mai sicuramente. I pneumatici, nonostante i kilometri, scorrono silenziosi, nel casco solo il rumore del vento.
Sosta pranzo quando mancano 50 km all’arrivo, ora fa caldo anche se il vento infuocato ha smesso di soffiare e questa condizione estrema in pieno inverno qui viene chiamata l’estate indiana.
Statale, tangenziale, semafori, incroci, siamo in città, 20 km di traffico prima di giungere presso la casa IPA dove pernotteremo per alcuni giorni. Joans Road è ubicata nel quartiere di Timour Hall, a mezz’ora dal centro. La casa IPA è in stile coloniale nel bel mezzo di un parco molto grande e molto verde. Parcheggiamo nel piazzale antistante le camere che si trovano al piano terra.
Salutiamo Bert e Eckart che ci hanno preceduto e prendiamo le camere prima di metterci subito al lavoro sui furgoni per prepararli all’imbarco: c’è molto da fare come togliere i pneumatici di scorta dal portabagagli, smontare poi il portabagagli e tirare fuori da entrambi i mezzi tutte le borse e valigie e selezionare ciò che verrà in aereo da quello che rimarrà nel container.
E mentre ci diamo tutti da fare qualcuno avverte che sono cadute delle moto dal cavalletto: naturalmente è la mia che è andata a cadere su quella del Moldavo… che rabbia, proprio l’ultimo giorno, proprio all’arrivo…
Aio ed oio chiude questo giorno importante, ma sembra che nessuno ha la voglia di festeggiarlo.
Sono felice e molto di avere chiuso con successo questa nuova missione, ma alla fine di ogni viaggio c’è sempre un pizzico di tristezza, di malinconia: quella di tornare alla vita di tutti i giorni.