6 ottobre 2014

Notte insonne. Si fatica a respirare non so se per colpa dell’altitudine o per il raffreddore che ha pizzicato un po’ tutti.

Vado in bagno ed ho una preoccupante sorpresa, sangue dal naso. Ieri lo aveva avuto un altro del team, credo sia un sintomo dell’altitudine. La giornata di ieri è stata molto faticosa, a parte i 3600 che abbiamo toccato nella prima mattina.

Mi prendo una compressa specifica ed a colazione scopro che altri due colleghi hanno avuto lo stesso problema. Forse si doveva anticipare la profilassi per l’altitudine ma fino a ieri stavamo tutti benissimo.

Con il diuretico si sa le soste raddoppiano e ne approfittiamo per indossare qualche maglia in più: in questo paesaggio fantastico a 3000 metri ora ci sono 2 gradi, il freddo è pungente ed il sole è ancora troppo basso per dare il suo contributo. Il deserto dell’altipiano qui è bucherellato da centinaia di pozzi petroliferi e poi ci sono le solite ruspe che devastano le cime di tutto quello che si trovano davanti.

Dopo un paio d’ore di guida un controllo allo stato fisico, sembra che è tutto ok, non scende più il sangue dalle narici. C’è però anche da dire che qui l’aria è secchissima ed i capillari soffrono oltremodo in tale condizione, poi basta un po’ di fragilità delle venuzze a fare il resto.

Percorriamo per almeno due ore un rettilineo che sale e scende attraverso la catena montuosa. A sud mi spaventano delle cime altissime e completamente innevate, mi spaventano perchè prima o poi le dovremo tagliare per andare verso sud, verso Lhasa.

Si fila tra rocce e sabbia ad una ottima andatura, solo i camion di tanto in tanto ci rallentano il passo, ma superarli è facile e sicuro.

Il deserto dalla parte destra della strada che da verso le montagne è quasi completamente allagato a causa dello scioglimento delle neve che forma dei fiumi anche molto grandi, mentre alla sinistra della carreggiata è un tappeto arido e polveroso.

Tutto va per il meglio quando ad una sosta il Van blu non parte più. Il motorino gira, quello revisionato ieri, ma non c’è lo spunto giusto, cosa sarà successo?? Marco con Vittorio cercano disperatamente la causa, ma nulla di fatto. Siamo fermi in un pezzo di deserto con un vento fortissimo ed abbiamo la sabbia in ogni dove.

Non ci rimane che chiamare il 113 dell’assistenza Iveco e cioè i F.lli Strappini ad Orte: mi risponde Marco che mi mette in contatto con l’elettrauto Gabriele che dopo un paio di prove arriva al dunque: non arriva gasolio, forse sarà la pompa elettrica. E così è: Marco si butta sotto la parte laterale sinistra del Van e si accorge che il cavo di alimentazione è ossidato e rotto. Era semplice, ma non si può essere bravi a far tutto J.

Altri 120 kilometri ed entriamo a Golmud, la tappa per la notte. Sembra un posto tranquillo, non vi è traccia di polizia, stranamente, e sistemiamo i mezzi nell’ampio parcheggio dell’hotel che serve anche gli edifici adiacenti.

Per prendere la camera percorriamo almeno un km tra scale corridoi e ascensori, passando da un palazzo all’altro con dei passaggi sospesi nell’aria. Arrivo in camera con il fiatone, tre valige e computer, a 3000 metri, danno il loro effetto. Doccia veloce e sempre con Marco diamo un ulteriore controllo ai due furgoni, soffiamo i filtri dell’aria (dopo la tempesta di sabbia di oggi era necessario) e proviamo a sostituire i filtri della nafta ma non troviamo la chiave giusta e pensiamo di rimandare l’operazione a domani, Vittorio saprà come risolvere.

Prima di cena breve briefing nella hall, ci sono alcune cose di cui discutere: partenza di domani e altitudine. La partenza è consigliata poco più tardi delle 8.00, domani le temperature sono previste sotto lo zero. Per l’altitudine il discorso è più serio. Domani avremo due passi da valicare, uno a 4800 e l’altro a 4600 e poi dormiremo a Tuotuo che si trova poco più basso, circa 4400 mslm. La guida ci consiglia vivamente di prendere qualcosa per eventuali malori dovuti all’altitudine: un liquido estratto dalle erbe oppure delle compresse e bombole d’ossigeno usa e getta. Compriamo tutto, liquido, compresse e 10 bombole d’ossigeno da 30 minuti ognuna, non vogliamo correre alcun rischio. E poi c’è l’incognita, che non ho ben compreso, del pernotto: se arriviamo tardi alla guest house sull’altipiano rischiamo di non trovare posto. Chiedo se è possibile prenotare ma la nostra guida (domani lasciamo Tony per questa nuova guida tibetana dal nome impronunciabile) scuote il capo come per dire “chi prima arriva dorme”, e penso, se noi dovessimo arrivare secondi??

Domani lasceremo a Golmud due nostri compagni di viaggio, Tina e Dag. Entrambi non sono stati autorizzati ad entrare in Tibet (spiegare il perché sarebbe troppo difficile) e con un aereo ci precederanno a Kathmandu. Mi spiace moltissimo, dopo tante peripezie non essere uniti in uno dei passaggi più importanti del nostro tour mi lascia amareggiato ma purtroppo il nostro amico Tang, l’operatore che ha coordinato tutte le operazioni circa i permessi, non ha potuto fare nulla in merito.