MotoForPeace a New York 2016
©MotoForPeace | Barbara Beltramello

6 Maggio 2016

La sveglia è alle 4,30, stamane abbiamo intenzione di andare nella downtown per fare foto ed immagini e l’unico modo per farlo con tranquillità è all’alba. Facciamo l’ultimo caffè ed entriamo in tangenziale alle 5,30. Già il traffico è intenso ed in più piove a più non posso.

Abbiamo stabilito 5 fermate, da Time Square a Central Park. Non è facile muoversi con 11 moto e due Van tra le vie del centro con i suoi mille semafori ed incroci, ma ciononostante riusciamo a non perderci e realizzare del materiale discreto. Certo è emozionante transitare in moto tra le strade più importanti del mondo, Rockefeller Center, Columbus Circle, Time Square, Central Park ed attraversare anche il ponte di Brooklyn. Sono passate da poco le 7 ed il traffico è causato in maggior parte dalle decine e decine di camion intenti a scaricare merci. Nei pressi di Central Park sono molti i giovani intenti a praticare il footing nonostante la pioggia incessante.

La polizia ci osserva, la presenza sul territorio è forte, ma nessuno ci ferma.

Alle 8 prendiamo la strada per il deposito dei container dove ci attendono per stivare i mezzi. Giungiamo così alla Pennsylvania Avenue bagnati come pulcini, ma per fortuna troviamo un ambiente chiuso e riscaldato per effettuare le operazioni di carico.

Il personale della VPV è gentile e ci mettono a disposizione tutto il necessario per lavorare al meglio. Oramai siamo veterani di questa operazione che oggi sarà ancora più semplice in quanto ci saranno da sistemare due moto in meno: quella di Marco andata in avaria a Panama, e che giungerà in Italia a giorni, e quella di Ricky che rimarrà qui a New York.

Quando arriva il proprietario della VPV, Pablo Bossi – di chiare origini italiane, abbiamo già iniziato ad introdurre le moto nel primo container. È il suo compleanno e i dipendenti gli hanno preparato una grande festa. Pensiamo di fargli anche noi un piccolo dono che accetta con un gran sorriso prima di chiederci informazioni circa la nostra missione. Rimaniamo sbalorditi quando ci chiede “come posso contribuire alla vostra iniziativa”, ed a me viene spontaneo chiedere uno sconto sul lavoro che stiamo effettuando presso il suo magazzino. Mi risponde che ci deve pensare un attimo e rientra nel suo ufficio.

Dopo qualche minuto ci viene incontro la figlia di Pablo che ci inviata a pranzare con loro, mi spiega che per il compleanno del padre hanno preparato un grande buffet, come dirgli di no??? Ma la sorpresa vera è poco più tardi quando Pablo ci comunica che per il suo lavoro “non vorrà essere pagato”, un sostegno alla nostra missione. Rimaniamo senza parole anche se non è la prima volta che ci si presenta, in questo viaggio, una situazione di questo tipo: i 100 euro al benzinaio, le notti free ad Ottawa, i contributi dalle associazioni di militari in Canada ed altri piccoli gesti gentili. Un popolo generoso, questa è la prima cosa che mi viene da pensare.

Continuiamo il nostro lavoro interrotto solo dallo stop per il pranzo ed alle 15 abbiamo terminato. 10 moto in un container ed i due van nel secondo. Salutiamo Pablo che ci fa l’ennesima cortesia, chiede infatti ad alcuni suoi dipendenti di accompagnarci presso il nostro hotel che è a ben 16 km di distanza.

Con questa operazione il viaggio è veramente concluso anche se ci rimane un altro impegno istituzionale da assolvere, la visita presso la rappresentanza italiana all’ONU.

Non smette di piovere e decidiamo di rimanere in hotel e ceniamo presso il ristorante italiano del nostro amico che ci ha promesso mozzarella di bufala e prosciutto. Beh, la mozzarella di bufala è una vera bufala, meglio il prosciutto con verdure e formaggio, salato il conto.