Motoforpeace con capo Polizia Campeche Messico
©MotoForPeace | Barbara Beltramello

6 Aprile 2016

È ancora buio quando ci troviamo al parking dei furgoni; abbiamo deciso di partire presto, ma abbiamo problemi con il cambio del denaro: il parcheggiatore non accetta dollari e cambiare in pesos a quest’ora è impossibile. Ci salva in calcio d’angolo il collega della PF che anticipa per noi la spesa; i Daily pagano 50 dollari per un giorno e mezzo, una follia.

Usciamo facilmente dalla città e prendiamo l’autostrada, paghiamo al primo casello ed al cambio della scorta la moto di Marco, la KTM, non da più segni di vita. Probabilmente il problema è simile a quello manifestato giorni fa, ma decidiamo di non perdere tempo per tentare la riparazione e la carichiamo sul Daily a 6 posti. Ripartiamo.

Fa caldo si, ma in autostrada è semplice far kilometri in poco tempo. La problematica sono i frequenti caselli autostradali che ci fanno perdere tempo….e soldi. Fortuna che c’è Gianfranco che in prossimità dei caselli anticipa il gruppo e paga per tutti. Gianfranco ha un ruolo importante: è la cassa del gruppo ed è lui che, con santa pazienza, paga i rifornimenti ed anticipa le spese frequenti.

Oggi abbiamo previsto una sosta nella città fortificata di Campeche. Di epoca coloniale, è caratterizzata dalle sue alte mura che racchiudono il centro storico. Sempre con la guida dei colleghi della Federale, facciamo un piccolo giro a piedi per le viette adiacenti la cattedrale. Tutto molto bello e ben tenuto. Facciamo un piccolo break al bar della piazza centrale, che conserva ancora le caratteristiche dell’epoca.

Riprendiamo la marcia sotto il sole cocente, ma sempre in assenza di umidità. Costeggiamo il mare ed altra sosta per il pranzo. Molte sono le soste non programmate di questo tour, ma, come ho detto più volte quasi tutti i capi della polizia federale in cui ci imbattiamo hanno il desiderio di incontrare MfP anche solo per una foto, e noi non li deludiamo mai.

Anche se siamo sempre in ritardo, la cosa positiva di questo tour è la strada. Una litoranea infinita che ci condurrà fino a Villahermosa.

Tolte le frequenti pause viaggiamo spediti, ma proprio mentre pensavo così, la moto di Glauco si ferma. La sua vecchia Africa di 120mila km manifesta l’annoso problema della pompa benzina, che Glauco non ha come ricambio al seguito.

Vecchio dell’esperienza vissuta in Africa qualche anno fa, consiglio di attaccare direttamente il tubo dal serbatoio al carburatore: in questo moto la benzina arriva a cascata; unico problema è che si dovrà viaggiare sempre con il pieno di benzina.

Siamo fermi a pochi metri da un mare meraviglioso, un’acqua cristallina che ti fa venir voglia di mollare tutto e tuffarti. La cornice è completata dalle numerose iguane, anche di misura importante, che, annoiate, prendono il sole sulle rocce.

Procediamo, ma Glauco non si trova molto bene alla guida dell’Africa con questo nuovo sistema e lascia la sella a Stefano, che oramai è diventato il tester e meccanico ufficiale del gruppo.

Non sarà semplice arrivare a fine tappa, non ce la facciamo più a mantenere una buona media. Le soste per avarie dell’Africa sono frequenti ed il sole sta calando. Sono diversi giorni che non riusciamo a completare una tappa senza panne. La responsabilità è difficile da individuare (mezzo meccanico vetusto, messa a punto mediocre) in quanto, anche con mezzi nuovi, il fattore meccanico rimane imprevedibile. Ci si potrebbe salvare solo con una consistente scorta di ricambi, ma, anche qui, si potrebbe aprire un altro capitolo senza fine.

Arriviamo a Villahermosa tardissimo, distrutti ed affamati. Altra giornata da dimenticare, come l’albergo a 20 dollari a stanza ubicato nel quartiere più malfamato della città e senza parcheggio: siamo quindi costretti a parcheggiare le moto in un garage ad un kilometro, mentre i furgoni rimangono alla porta dell’hotel con una saltuaria vigilanza della polizia.