16 settembre 2014

  • Questa notte mi è toccato Mehmet, il tagliaboschi turco, ma devo riconoscere sono stato fortunato. Forse sarà stato il vino di Vittorio ma mi sono addormentato appena ho toccato il cuscino e mi sono svegliato alle prime luci dell’alba.

La colazione è alla tedesca con uova formaggio e salame, caffè lungo un kilometro e the. Adiacente la sala ristorante scopriamo, purtroppo in grande ritardo, una piscina coperta gigantesca, almeno 20 metri per 5 corsie. A saperlo ieri sera sarebbe stata una buona occasione per sciogliere un poco i muscoli.

Fa freddo ma non troppo e prendiamo la M5 che scorre a due metri dal piazzale dove sono parcheggiati i nostri mezzi. L’Iveco blu peggiora di giorno in giorno la messa in moto ma per fortuna i F.lli Strapini ci invieranno a mezzo Stefano, che ci raggiungerà ad Astana, il ricambio necessario per poter donare alla comunità di Kavre il furgone in perfetta efficienza.

L’asfalto è sempre in ottime condizioni ed i lavori in corso lungo la statale sono numerosissimi ed a volte pericolosi. Per fortuna in questo angolo di paese la circolazione è corretta. Campi verdi immensi e foresta si alternano al nostro sguardo. Ancora case di piccoli villaggi: siano baracche o case recenti sono tutte bene tenute. Non mancano mai o quasi fiori davanti le loro finestre ed hanno colori vivaci che vanno dal blu al giallo ed al verde.

Noto sul ciglio della strada una gigantesca bottiglia con la scritta vodka e sopra ben sistemata una macchina incidentata: il problema dell’alcol in Russia, come in tutti i paesi del nord, è un problema concreto e molto serio. Il tasso alcolico per chi guida è zero, ma ciononostante sono moltissimi gli incidenti causati per la guida in stato di ebbrezza.

I boschi iniziano a portare i colori dell’autunno ed il forte vento che ci accompagna provoca dei moti vorticosi che risucchiano migliaia di foglie colorate, marroni e rosse, e questo è il segno più evidente dell’inverno che si avvicina.

Un’altra curiosità su questa strada sono le finte auto della polizia che da lontano sembrano verissime: sono di cartone e plastica, sistemate lungo la carreggiata ed hanno sicuramente il compito di far alzare il piede dall’acceleratore a chi vuole spingere oltre il limite, e devo riconoscere che funziona, da lontano danno proprio l’idea di una macchina vera.

Di certamente vero sono le decine di autovelox sistemati sul nostro itinerario, mai visti così tanti apparecchi da quando siamo in viaggio, forse questa tratta è particolarmente pericolosa???

Alzo gli occhi al cielo e scorgo decine di elicotteri militari, forse stanno facendo una esercitazione ma vederli così tutti insieme preoccupano ed ogni tanto scorgiamo anche dei carri armati nuovi di pacca trasportati su enormi carrelloni che si dirigono dalla parte opposta alla nostra. E il vaiggio continua, sballottati dal vento come fuscelli da destra a sinistra e viceversa. Ma reggiamo bene, anche l’ultima arrivata, Olga, sembra cavarsela alla grande, è piccola ma bella tosta anche se a volte chiede aiuto per parcheggiare la V Strom.

Superiamo la città di Togliatti, intitolata al nostro celebre politico ucciso in un attentato nel ad opera di fascisti. La città è bagnata dall’immenso fiume che forma un’ansa infinita. Una centrale elettrica sbarra il letto del fiume.

Ancora km ed ancora una sosta. Siamo oramai a pochi km da Samara. L’appuntamento è al km 1002 dove c’è Antov, un collega dell’Interpol locale che ci porta come prima tappa ad un wiev point mozzafiato: un costone che domina il fiume Volga. È strabiliante questo miracolo della natura, il corso d’acqua entra nella terraferma come un fiordo norvegese ed il colore va dal blu cobalto all’azzurro.

Scendiamo verso la città ed andiamo in albergo. È tipo un residence con ampi spazi verdi e delle camere abbastanza grandi. Costo euro 33 la camera inclusa la colazione, si può fare.

Neanche il tempo di portare le valigie in camera che già siamo con gli attrezzi in mano: bisogna fare manutenzione ad almeno tre moto e Richard deve cambiare le gomme alla sua Crosstourer. Io smonto il paracoppa MyTech dalla mia GS e scolo il vecchio olio. Ho percorso 10000 km ed è ora di sostituirlo. Mi aiuta Marco che è un professionista nel campo sotto la supervisione di Vittorio. Celes sistema le valigie della MyTech che aveva montato in modo errato e Francesco cerca di tirare al massimo la catena della trasmissione, ma non risolverà il problema: le maglie sono slabbrate ed occorre la sostituzione. Reperire il ricambio non è difficile, possiamo contare su una grande rete di amici e così interessiamo subito Giacomino a Roma che in 15 minuti compra il nuovo kit che consegnerà a Stefano, il nostro caro amico dell’Interpol che si unirà al nostro gruppo ad Astana.

Ceniamo con Antov all’interno del comprensorio in un piccolo ristorante tipico. Scegliamo le pietanze un po’ a caso e non tutti sono fortunati. Sul tardi ci raggiunge anche un amico di Antov, che poi è il proprietario del negozio dove Richard ha cambiato i pneumatici, che ci fa gustare una vodka esclusiva e del dolcissimo white melon.