Abbiamo deciso di recuperare un po’ del sonno perduto e ci svegliamo alle 8. Siamo molto stanchi e la notte sul duro pavimento ha contribuito; forse non abbiamo più l’età…
I pompieri di Waring ci organizzano una colazione in perfetto stile americano e noi contraccambiamo con il nostro super “espresso”.
Iniziamo a contattare varie assicurazioni per stipulare le nostre polizze, ma abbiamo tutte risposte negative: non si assicurano mezzi europei. È incredibile la differenza tra quello che puoi leggere dai vari siti internet, compresi quelli ufficiali, e la realtà che poi trovi sul territorio. Viene a salutarci lo sceriffo della Contea a cui chiediamo subito info sull’annoso problema: ci risponde che secondo lui l’assicurazione non è obbligatoria e che possiamo viaggiare tranquillamente; ovvio che in caso di sinistro saremmo noi a pagare direttamente il danno, e su questo non vi è alcun dubbio.
Lo sceriffo ci accompagna fino alla freeway e facciamo rotta su New Orleans con la remota speranza di arrivare per la notte. Stabiliamo tappe di circa 200 km, rifornimento, caffè e si riparte. Superiamo Houston senza rimanere incartati nel traffico impazzito che tutti ci avevano preannunciato, forse siamo stati fortunati con l’orario. Le autostrade sono molto comode, scorrevoli e sicure, a parte i molti automobilisti che tagliano la nostra colonna da destra a sinistra e viceversa senza preoccuparsi delle eventuali conseguenze. Rimanere sulla stessa corsia tutti insieme non è sempre possibile – le numerose uscite autostradali e la lunghezza del nostro corteo ce lo impediscono -, ma procediamo sempre molto al di sotto della velocità massima e questo ci da la possibilità di recuperare sempre chi rimane indietro. I controlli della polizia sono ovunque, tutti i mezzi dei nostri colleghi americani sono dotati di laser e lungo la strada vediamo molte autovetture fermate e multate dagli operatori. Qui è praticamente impossibile correre oltre i limiti e farla franca; l’occhio vigile e attendo della polizia è ovunque: si materializza all’improvviso e le contestazioni sono immediate. In Italia sappiamo che è molto diverso, il controllo è lasciato “all’occhio” delle telecamere e le contestazioni sono difficilmente tempestive, sicuramente il nostro sistema di repressione è più morbido.
Percorriamo circa 600 km prima di arrenderci. Andare avanti sarebbe troppo rischioso: non siamo riusciti a smaltire tutta la stanchezza accumulata e preferiamo riposare. Ci troviamo a Selphur, una piccola cittadina a metà strada tra Houston e New Orleans ed è qui che passeremo la notte. Riusciamo a trovare un buon albergo a circa 20 $ per persona (dopo una trattativa durata unna ora), sistemazione in quadruple, andrà benissimo. Nel parcheggio dell’hotel Gino riesce a fare un buon piatto di pasta che dopo una giornata così è la giusta ricompensa. Grazie Gino!