Non abbiamo dormito tantissimo e faccio colazione con una bella mosca che mi fa compagni nella mia marmellata. Incontro Nina al parcheggio che un pochino spaventata mi riferisce che stamane ha avuto epistassi dal naso per circa 15 minuti.
Cerco di rassicurarla, le dico che a tutti più o meno è già capitato e che sicuramente è solo un sintomo dell’altitudine. Usciamo dal parcheggio con mille difficoltà e ci dirigiamo verso il Potala Palace dove ci attende Martina con Daniele per fare due riprese con lo sfondo del grande palazzo.
Entriamo nella statale direzione Xigazè ed il problema di oggi sono gli assurdi limiti di velocità, percorriamo infatti circa 250 km a 30 e 40 km/h. è una pura follia, le strade sono deserte e piene di lunghissimi rettilinei e se ci mettiamo poi i controlli di polizia e le perquisizioni ci impieghiamo più di 8 ore per fare tutto. La prima parte è campagna coltivata, bella da vedere, con una moltitudine di contadini che sono impegnati nella raccolta del grano. Si avvicenda una zona desertica, poco frequentata, e la strada segue un grande canyon dove scorre il fiume che più avanti prenderà il nome di Brahmaputra. Saliamo ancora e compaiono di nuovo i campi coltivati, i bovini prendono il posto degli Yak, siamo sui 4000 metri. Siamo sfiniti, guidare a questa velocità è pericoloso, i colpi di sonno arrivano uno dopo l’altro e preferiamo fermarci per riprenderci un po’. Pranziamo in un localino di un minuscolo villaggio, come al solito Yak con patate, il sole scalda l’aria e alleggeriamo l’abbigliamento. Mancano circa 130 km alla tappa finale, Lhazè, e cominciamo a salire lungo un altipiano che sembra non avere fine. Scavalchiamo il passo a 4550 metri e c’è un vento forte e freddo e ci fermiamo solo per alcuni scatti veloci.
Ora non abbiamo più il ticket tutor e possiamo andare anche a 60 Km/h, una vittoria. Abbiamo il problema al Daily blu che non riusciamo a risolvere, il quadro si è spento totalmente e non funziona nessuno degli indicatori, ma la macchina va. Altri controlli di polizia fino ad entrare a Lhazè che è buio. Il villaggio si trova a 4000 metri ed a cena preferiamo prendere ancora le pillole per l’altitudine. L’albergo è una cosa semiabbandonata, camere fredde e senza acqua calda non possiamo fare neanche una doccia. Oggi abbiamo guidato molto nella polvere per via di alcuni sterrati e ci contavamo proprio su un doccione rigenerante.