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Sale l’apprensione per il coronavirus adesso è realtà anche a queste latitudini

Una delle notti migliori.

All’alba ci sono già 27 gradi. Direzione Bolivia sullo stesso rettilineo di ieri, tanti animali allo stato brado lungo la carreggiata, bisogna guidare con attenzione.

Neanche 150 km e siamo in frontiera. Ricomincia il valzer dei documenti, dei timbri e…dei documenti smarriti. Ma questa volta siamo fortunati, l’agente doganale comprende la situazione e ci firma l’entrata nel paese.

Di colpo lo scenario cambia, dal piattume argentino ci ritroviamo in pochissimi minuti a 1000 metri di altitudine circondati da montagne alte almeno il doppio e vallate infinite.

Ci fermiamo a pranzo in un canalone che divide due montagne, siamo esausti ed il caldo è allucinante. Ci dicono che ieri erano a 50° ed allora penso che siamo fortunati. Anche i mosquito sono fortunati in quanto pranzano anche loro con la nostra pelle.

Costeggiamo un fiume per parecchi kilometri, lo scenario è fantastico. Non ricordavo la Bolivia così affascinante. Il caldo cala di intensità e continuiamo a salire fino ai 2000 metri di Tarija, tappa finale della giornata.

Celestino ci mette tutti in apprensione: sembra che una persona nella hall gli ha riferito che i villaggi di Uyuni e Potosi, dove passeremo domani, sono in quarantena ed hanno chiuso tutti i voli.

Meglio chiamare prima di mettersi a piangere, ed infatti la nostra ambasciata in Bolivia ci smentisce la notizia anche se consiglia di fare attenzione.