Nyangana Catholic Hospital
©Carmine Rubicco, 2018

Siamo davvero fieri di aver dato il nostro piccolo contributo

Nottata tranquilla anche se molto fredda. L’appuntamento con Suor Lovely è alle 9.00 e questo ci da modo di fare tutto con calma, è infatti una settimana che non facciamo che correre e questa sosta di due giorni ci darà il modo di ricaricare le batterie.

I ragazzi della casetta adiacente la nostra ci raccontano che al mattino hanno trovato nel loro giardino delle strisciate a terra anomale e quando hanno chiesto al vigilante cosa poteva essere, questi ha risposto con estrema tranquillità che era il Black Mamba, il famigerato serpente che in questa zona è una delle cause di mortalità più frequente insieme ai coccodrilli del vicino fiume.

Puntuale alle 9.00 Suor Lovely viene a prelevarci per condurci nella sala conferenze della direzione dell’ospedale. Ad accoglierci c’è il primario responsabile della clinica ed alcuni aiutanti che, seduti intorno ad un lungo tavolo, ci illustrano la storia, le funzioni, l’importanza e le carenze di questo ospedale che ricordo è gestito da suore cattoliche.

Il lavoro che svolgono è impressionante, servono un’area gigantesca avendo gli altri centri medici lontani circa 100 km. Siamo davvero fieri di aver dato il nostro piccolo contributo a queste persone, a questi “anonimi della fede” che in silenzio e senza chiedere nulla in cambio offrono la loro vita al prossimo.

Alla fine della presentazione doniamo la nostra targa ricordo al direttore medico che è entusiasta, ma forse lo è ancora di più quando aggiungiamo al nostro dono anche due misuratori di pressione arteriosa: rimango meravigliato da come è felice il dottore di questo ulteriore regalo: mi confida “ne avevamo davvero bisogno”.

Termina la visita alla struttura con una ricognizione dei reparti e delle attrezzature: hanno bisogno di tante cose, davvero tante, ma ciononostante riescono a sopperire alla quasi totalità delle richieste di assistenza da parte della comunità.

Pranziamo sempre a 5 $ usufruendo della cucina dell’ospedale.

Il pomeriggio il piazzale antistante la nostra casetta diventa una officina a cielo aperto: viene riparata la moto di Riccardo, Egidio, le borse di Alessio, la piastra del bauletto di Celes e i due Iveco vengono completamente svuotati, ripuliti e risistemati a dovere e lasciamo del cibo in dono a Suor Lovely che verrà utilizzato per chi è ricoverato presso la struttura.

Prepariamo anche un sacco pieno di maglie e pantaloni che la stessa Lovely penserà a distribuire ai più bisognosi.

Spaghetto anche alla sera ed a letto presto, domani dovremo affrontare la tappa più pesante dell’intero giro: da qui ad Ondjiva, 600 km più le due frontiere da attraversare, ce la faremo???