Hwange National Park
©Carmine Rubicco, 2018

Hwange National Park

Ancora Hwange. Stamane Luis è in forma, anche se ogni tanto deve prendersi delle pause di riposo. Il dottore afferma che la cura fa il suo effetto ma per recuperare del tutto ci vorrà tempo. Ed anche oggi abbiamo avuto un nuovo fuori programma che ci ha lasciato per un paio d’ore con il fiato sospeso: Riccardo si è svegliato con la febbre alta ed è tornato in ospedale per effettuare un nuovo test malaria che ha dato esito negativo… chiamatela pure psicosi ma dopo il caso di Luis ognuno di noi fa attenzione al minimo sintomo.

Nel pomeriggio in 8 ci rechiamo all’Hwange National Park, il parco più grande ed importante dello Zimbabwe a soli 80 km sud da dove ci troviamo.

Noleggiamo a pochi dollari un pullmino taxi, preferiamo non utilizzare i nostri mezzi. L’ingresso al parco costa 20$ e con la guida ci addentriamo nell’immenso verde. Il profumo che c’è nell’aria è molto particolare, qualcosa di mai sentito come di “selvaggio”.

La prima puntata è verso il laghetto all’ingresso del parco dove troviamo una leonessa annoiata distesa a pochi metri dall’acqua. La guida ci raccomanda di non scendere, il felino ha lo stomaco ritirato e questo vuole dire che non mangia da un po’ e questo vuole dire che è pericolosa.

Lungo un altro sentiero incappiamo in una famiglia molto numerosa di elefanti che stanno pasteggiando a foglie d’albero. E poi gazzelle, impala, zebre, gnu e tante specie di uccelli dai colori fantastici. Tornando al campo base notiamo in uno stagno un coccodrillo sul bordo di un altro laghetto che con la bocca spalancata si lascia spulciare da pennuti coraggiosi ed ancora in un altro piccolo stagno 4 ippopotami giocano a fare brevi immersioni per poi spruzzare acqua dritta al cielo.

Rientriamo in diocesi che è buio giusto in tempo per la cena.