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©Carmine Rubicco, 2018

Visita a Luis

Abbiamo dormito poco tutti, e questa volta non per il gallo. Il pensiero di Luis in quelle condizioni ci preoccupa.

Colazione con Padre Serafin e la prima tappa di oggi è proprio all’ospedale di St. Patrick di Hwange dove Luis è ricoverato.

Lo troviamo in discrete condizioni, anche se ci confida di aver qualche malessere, ma è il normale decorso della malaria.

Con Padre Serafin e la Suora responsabile della struttura ne approfittiamo per fare un giro all’interno del nosocomio cattolico: la struttura ha circa 50 anni e nel corso del tempo si è ingrandita ed ha migliorato i suoi servizi.

Nasce per dare sostegno alla popolazione della provincia che è di circa 150.000 abitanti ed affianca l’ospedale della locale miniera che però è riservato soltanto ai minatori e loro familiari.

Il servizio che offre il St. Patrick è a pagamento, ma se non hai i soldi puoi anche non pagare. Una visita medica costa circa 20$ ed il ricovero 8$ giornalieri, ma è tutto indicativo. I posti letto sono circa 80, c’è un laboratorio specifico per la malaria, sovvenzionato in parte dalla nostra ambasciata, ed il reparto maternità che funziona a ritmo sostenuto. Le maggiori cause di malattia che costringono le persone a rivolgersi alle cure dei sanitari sono la dissenteria, causata da acqua e cibo inquinati, la malaria ovviamente e le complicazioni dovute all’HIV.

L’ospedale mi sembra conservato in ottime condizioni ed il personale, medici ed infermieri, è molto curato ed attento alle necessità dei pazienti. Ci sono altri ospedali nei dintorni ma sempre a qualche 100 km di distanza, mentre se si dovessero presentare casi molto gravi è d’obbligo il trasferimento all’ospedale centrale di Bulawayo, 350 km a sud di Hwange.

Dopo questo breve giro della struttura torniamo da Luis, che sta provando a mangiare qualcosa. Non hanno ancora individuato la forma specifica del contagio, ma i medici sono molto tranquilli e sicuri. Parliamo a lungo con il medico che ci illustra le varie fasi della malattia ed alla fine della conversazione decidiamo tutti di fare il test.

Con Luis abbiamo condiviso gli stessi spazi, i stessi luoghi e le stesse camere e mi sembra il minimo rassicurarci. L’infermiera di turno in pochi minuti buca il dito a tutto il team e versa le gocce di sangue in un test con un’altra goccia di soluzione specifica e dopo circa 10 minuti il risultato: tutti negativi. Con questa buona notizia torniamo alla Diocesi dove Valter ed Egidio preparano un pasto diverso per Luis che non ha gradito molto il vitto del St. Patrick.

In Diocesi rielaboriamo l’itinerario programmando le attività per i prossimi giorni, non sapendo ancora bene quanto occorrerà a Luis per riprendersi.