21 settembre 2014

Oggi si arriva ad Astana, la nuova capitale del nuovo Kazakhstan. In passato aveva il nome di Akmola, cioè “tomba bianca”, forse sarà per i meno 35° che registra in inverno?

Usciamo assonnati dal parcheggio del mitico hotel ed entriamo subito sulla statale. Il villaggio è più assonnato di noi, non gira un’anima. La staffetta tira le marce della volante al massimo ma io rimango ad una media di massimo 100. Lo scenario cambia ancora, ora il territorio tutt’intorno è una landa deserta, non più coltivazioni ma tantissime mandrie di cavalli, mucche ed una capra particolare, si perché è molto alta, sembra quasi un lama. I pastori guardiani controllano il bestiame a cavallo ed al nostro passaggio si sbracciano per salutarci.

È tutta una pianura con dei rilievi che raggiungono al massimo 400 metri e quando scavalchi il punto più alto ti si apre davanti un panorama sterminato.

Abbiamo un nuvolone nero che ci segue, un poco come la nuvola di Fantozzi, ma riusciamo a staccarla dalle nostre teste, noi dirigiamo a sud est dove il cielo è libero, di un azzurro intenso.

Sull’asfalto la sirena della polizia scaccia frequenti stormi di corvi neri dal becco ancora più nero che pasteggiamo con le carcasse di volpi poco furbe investite dalle auto di passaggio. Corvi e gazze se ne vedono in quantità lungo il bordo della carreggiata e non mancano le tortore dal collare, quest’ultime sono presenti veramente ovunque.

Duecento km in due ore, la strada è buona come ci aveva anticipato ieri un camionista ucraino che vive a Verona. Porta cucine SMEG dall’Italia ai paesi dell’est e percorre spesso questa tratta. Gli abbiamo chiesto un sacco di cose tra cui il parere sull’attuale conflitto nel suo Paese ed il suo pensiero in sintesi è “ne con gli uni ne con gli altri”.

Primo rifornimento per le moto, il diesel per i furgoni non c’è ne qui e ne più avanti ci dicono. Non ci rimane che rabboccare con le taniche e continuare verso la capitale. Restano ancora circa 80 km, non dovremo avere problemi e così sarà.

Prima di entrare in città troviamo il diesel e come imbocchiamo il grande viale che porta in centro sostiamo in attesa della persona che ci accompagnerà nell’hotel dove trascorreremo due notti. L’albergo ha un grande parcheggio, costa 50 euro per due notti e purtroppo non abbiamo trovato alternativa economica migliore. Stiamo spendendo un pochino troppo per dormire, secondo i canoni di MfP, se non limiamo i costi rischiamo di non arrivare fino in fondo col budget che abbiamo stanziato.

8 doppie ed io mi becco Mehmet nell’illusione che non russi per due notti consecutive.

Due scatolette Iper a pranzo, un breve riposo e giù in cortile a fare il cambio dell’olio alla V Strom. Vittorio invece mette in ordine il furgone con l’aiuto degli spagnoli. Jordi ha un problema con un paraolio della forcella che è andato e c’è una leggera perdita di olio e Francesco ha sempre la catena della sua moto si allenta in modo anormale. Dobbiamo cercare un service Honda, i ricambi dall’Italia non arriveranno (Stefano non ci raggiungerà) e quindi dobbiamo risolvere diversamente.

Altre due ore di relax e si esce a cena. Un gruppo con i motociclisti “le tigri di Astana” e gli altri con il collega carabiniere di servizio all’ambasciata. Con le tigri non si sa mai, preferisco andare con Richard e Marco con il nostro amico dell’ambasciata che ci porta in un locale carinissimo a mangiare spiedini di carne, la specialità locale, ma la cosa ancora più tipica è come ci arriviamo al ristorante. È consuetudine di tutti fare l’autostop: con la mano si ferma un’auto, un’auto qualunque, il conducente ti chiede dove vuoi andare e con pochi euro ti accompagna. Noi per 10 km circa paghiamo 3 euro all’andata e 2 al ritorno, incredibile davvero.

Gabriele ci racconta un po’ di cose sul Kazakhstan, tutte molto interessanti, è un paese insolito dove vivere non è facile: circa 6 mesi a meno 25° di media e poi scoppia per altri 3 mesi l’estate a 40°. Un breve autunno e poi si ricomincia. Immagino come deve essere dura la vita nelle campagne o per chi abita lontano dai grandi centri. Ma sono persone cordiali e generose i kazaki, amano circondarsi di belle cose e la gioventù ha tanta voglia di divertirsi.

A casa di Gabriele troviamo cose italiane, dal mirto ai cannoli siciliani, e dopo aver studiato le tappe che ci attendono tra due e tre giorni, terribili, ci congediamo per tornare in albergo.

Trovo un messaggio sul telefonino di Nina, sembra che riesca a raggiungerci ad Almaty, dopo che ha fallito tre appuntamenti: Mosca, Ufa, Astana. La presenza di Nina è importante: in Tibet non potrà entrare Dag (l’ingresso ai norvegesi è vietato perché alcuni anni fa è stato concesso il premio Nobel ad un dissidente cinese) e quindi una moto potrebbe rimanere senza conducente. Ma per ora pensiamo a risolvere un problema alla volta.