Africa_2004

2004 | Un ponte per l’Africa

L’associazione MotoforPeace, per consolidare la sua breve ma gloriosa tradizione, sta organizzando una spedizione motociclistica in Africa.

Reduce dall’avventura “Roma-Pechino” (16.000 Km in motocicletta), l’associazione ha promosso, per il 2004, un raid nel continente africano, attraverso il quale manifestare la solidarietà e i sentimenti di amicizia dei membri di MotoforPeace – appartenenti al Corpo della Polizia di Stato – ai colleghi africani.
Dalla nostra visione dell’orizzonte planetario, la scelta è subito caduta su un’area che chiede a gran voce l’integrazione col mondo. Non ultimi, ad influenzare la nostra scelta, i panorami dell’Africa, tanto straordinari da rendere estremamente affascinante – quanto difficoltoso – persino il compito di articolare l’itinerario che circoscriverà il nostro cammino.

itinerario_africa_2004

Il programma prevede l’attraversamento dell’Africa settentrionale da Est a Ovest: si partirà dall’Italia per arrivare in Marocco, dopo aver attraversato Tunisia e Libia. Il sogno del Continente africano ci ha emozionato fin da subito: più di un viaggiatore occidentale ha descritto il fascino dell’Africa come irresistibile anche agli occhi più imperturbabili. Il fascino dell’Africa straordinaria. Dell’Africa meravigliosa. Dell’Africa dalla bellezza inaudita e unica. Dell’Africa immensa, spettacolare e misteriosa.

Ciò che ci unisce all’Africa è molto più di quanto ci divida: proprio questo sarà il fil rouge di questo viaggio. Perchè, senza voler scomodare la storiografia, non possiamo non ricordare tutte le circostanze in cui i destini dell’Italia e dei Paesi che andremo a visitare si sono incrociati. Nelle sabbie del deserto africano è sepolta anche parte della storia europea.

missione Africa MotoForPeace

Oggi i Paesi africani guardano all’Europa come ad un modello: un continente che, totalmente travolto dall’ultima guerra mondiale, è riuscito a spezzare le catene in cui si è trovato imprigionato e che, risorgendo dalle proprie ceneri, è stato in grado di reagire agli eventi storici, per soccombere ad essi o resistervi, adattarvisi o addirittura trarne profitto per nuovi slanci: ha costituito, così, una nuova comunità allargata, con istituzioni comuni, riuscendo a dirigere il suo destino verso l’impedimento della reiterazione delle tragedie cicliche che avevano costellato il suo passato.

L’Africa invece, archiviata l’euforia della decolonizzazione – che ha rinnovato l’orgoglio del principio di autodeterminazione dei popoli – oltre ad aver seguito un processo evolutivo dissimile dal modello occidentale, ha poi dovuto scontrarsi con una situazione mondiale che non le è propriamente favorevole. La competizione sullo scacchiere della globalizzazione è totale e l’Africa sembra ancora non soddisfare le condizioni necessarie al proprio decollo.

Se a questo aggiungiamo il progressivo venir meno della quota di aiuti destinata ai paesi in via di sviluppo da parte del mondo cd. “industrializzato”, la situazione del continente Nero ne esce compromessa, relegata nell’ombra e nel limbo dell’impotenza, penalizzata per i suoi ritardi intrinseci e pertanto coartata a ricoprire un ruolo subalterno, quando non proprio emarginato. E ad aggravare questo stato di fatto, numerose guerre endogene hanno consumato enormi quantità di ricchezza a favore di gruppi e gruppuscoli locali che, ammantandosi dietro le parole “democrazia” e “giustizia”, hanno saccheggiato ogni fonte di benessere.

Le conseguenze di questa visione miope dello sviluppo hanno determinato la radicalizzazione di fenomeni quali l’immigrazione clandestina e lo status di guerra permanente, che obbliga migliaia e migliaia di persone ad affidarsi a organizzazioni criminali senza scrupoli per fuggire la miseria e per sperare in una vita degna di essere vissuta.

Le immagini di bambini malnutriti o mutilati ci passano ormai indifferenti sotto gli occhi e il pericolo maggiore è quello di assuefarci a questo stato di cose. Di atrofizzare la nostra sensibilità di fronte a condizioni disperate che richiedono semplicemente comprensione.

La nostra associazione vuole lanciare un piccolo guanto di sfida e dare vita in Africa ad un progetto di solidarietà partendo da Paesi che vivono una realtà sociale ed economica meno difficile. È un primo passo, non sarà l’ultimo.

Per rendere questo progetto più incisivo, è nostro intendimento coinvolgere colleghi poliziotti di tutta Europa: contatteremo, pertanto, i nostri colleghi dell’Unione Europea per invitarli ad aderire alla nostra iniziativa di costituire team di motociclisti che ci affiancheranno in questo raid africano.

Vorremmo tracciare il cammino “dal plurale al singolare”, essere in qualche modo coinvolti nel calmo ma faticoso uscire dall’isolamento del Continente africano verso il mondo e sentirci un po’ pionieri di una grande avventura europea alla conquista dell’integrazione di tutte le civiltà del globo. Avventura straordinaria – in veste di missionari di pace e solidarietà – guidata dall’associazione MotoforPeace e coadiuvata dai team di tutta (o della maggior parte dei paesi) dell’Unione Europea. Dunque l’Europa alla guida del movimento: un’impresa che, lasciando le vecchie diatribe al passato, si propenda verso il futuro per essere identificata almeno come paradigma da emulare.

Attraversare il Nord-Africa insieme ai colleghi europei ha significato ripercorrere parte della nostra storia comune: questa volta non su fronti contrapposti ma insieme e per uno scopo collettivo: contribuire all’abbattimento delle barriere culturali, sociali, religiose ed economiche che tanto spesso hanno determinato l’innescarsi dei conflitti e delle incomprensioni e per rivendicare un’uguaglianza essenziale, profonda, intrinseca.
Così come in Tibet, con la fattiva collaborazione dell’Organizzazione non Governativa ASIA e del suo animatore Dott. Andrea Dell’Angelo, abbiamo contribuito al finanziamento di una clinica per la medicina tibetana, prevediamo di attivare un’iniziativa analoga coinvolgendo ancora una o più Ong.

Per quanto riguarda gli aspetti logistici, l’esperienza maturata nei viaggi precedenti – oltre che Cina e Tibet, abbiamo compiuto azioni a sfondo sociale anche nei Balcani ed in Scandinavia – ci induce a continuare la collaborazione con i nostri partenrs tecnici con cui si è creato un feeling e un’intesa che vanno ben oltre i normali rapporti di collaborazione. Soprattutto con l’Aprilia che ci seguirà ancora in questa avventura dopo averci fornito i mezzi – cinque CapoNord – che ci hanno permesso di raggiungere Pechino in perfetta sicurezza e tranquillità.

La novità vera del progetto-Africa è stata, nel coinvolgimento dei colleghi poliziotti europei ed africani. Già durante il raid in Cina, abbiamo avuto modo di riscontrare il desiderio di molti colleghi dei Paesi attraversati, di partecipare a futuri progetti che avremmo organizzato. Quale migliore occasione di questa? Se, come speriamo e pensiamo, i colleghi europei parteciperanno insieme a noi in questa avventura, allora ci troveremo nel 2004 a festeggiare la Pasqua in Africa e a porre le basi per ulteriori e sempre più ambiziosi progetti di solidarietà portati avanti da persone accomunate da curiosità per il mondo, sensibilità verso la vita umana e dalla passione “off limit” per la moto.

Il nostro contributo vuole rappresentare una libera partecipazione ad un dibattito sempre aperto: l’apertura del mondo; perchè la storia insegna che non evolverebbe se si fermasse o si irrigidisse in un solo punto di vista. Pensiamo, con questa nuova avventura, di restare fedeli allo scopo della nostra associazione: contaminare il mondo di solidarietà!

Progetto Khénifra (Italiano – PDF)

Khénifra Project (English – PDF)

Projet Khénifra (Français – PDF)

Proyecto Khénifra (Español – PDF)