Africa_2018_Motoforpeace
Carmine Rubicco | ©Motoforpeace, 2018

Verso Pretoria

Mentre in Italia si festeggia la Repubblica ed il nuovo governo, noi ci prepariamo a percorrere la tappa che ci farà rientrare in Sudafrica. Alle 7.00 del mattino ci sono 3 gradi e questa notte siamo andati sotto lo zero, tutto intorno è ghiacciato.

Ieri pomeriggio abbiamo avuto la visita dei motociclisti incontrati a Luanda che sono a Gaborone per partecipare ad un importante motoraduno. Lilio, il presidente, ci invita alla manifestazione, ma noi siamo costretti a declinare, domani ci attendono 350 km più le due frontiere da attraversare che sono sempre una incognita, non vorrei arrivare a Pretoria di notte.

La strada che ci porta in frontiera è stupenda, buon asfalto per i 50 km fino al primo blocco di polizia e solo una sosta per il rifornimento. Questa fermata dura però più di un ora: difficoltà a fare benzina, la pompa che si blocca ad ogni cambio di serbatoio ed alla fine ci chiedono 500 pula in più del dovuto. Con Egidio siamo costretti a rifare tutti i conti con la cassiera che insiste che abbiamo messo più benzina di quello che abbiamo dichiarato, ma alla fine si deve arrendere ai nostri conti che sono esatti.

Seconda sosta per controllare la pressione dei pneumatici degli Iveco ed eccoci in frontiera.

Uscire è sempre più facile, anche se in questo caso il doganiere non vuole firmare i carnet de passage. Noi insistiamo e lui alla fine, dopo aver controllato tutte le moto, timbra e firma i documenti.

Entriamo in Sudafrica, l’immigrazione è veloce ma alla dogana troviamo la sorpresa: non ci vogliono timbrare l’ingresso sui carnet in quanto vige un accordo tra Namibia, Sudafrica e Botswana, quindi dal Botswana si doveva uscire senza timbrare e solo a Cape Town si sarebbe poi timbrata l’uscita dall’Africa.

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Ed ora?? Ed ora niente, dopo due ora di trattative ci dobbiamo arrendere ed andar via senza prova d’ingresso: comunque ci garantiscono la regolarità dell’operazione e ci danno un numero da chiamare in caso di necessità. Forse abbiamo sbagliato noi ad insistere all’uscita dal Botswana, ma vai a sapere gli accordi e le procedure di ogni singolo paese. Questi carnet, alla fine ci hanno creato solo problemi: ci sono costati un sacco di soldi, non ce li ha mai chiesti nessuno ed in più ci hanno fatto perdere un sacco di tempo. Non sarebbe ora di rivedere questa procedura???

Una vera autostrada ci avvicina alla capitale, ma quando giungiamo al primo casello per pagare il transito altra sorpresa: non accettano carte di credito, solo carte africane, e neanche dollari o altra moneta che non siano rand. Fortunatamente alcuni di noi hanno ancora in tasca moneta locale e con quelli riusciamo a passare il primo varco. Riprendiamo la strada ed al primo centro abitato sostiamo al ATM per prelevare contanti: procedura lunga sotto lo sguardo incuriosito dei passanti.

È quasi buio quando usciamo dall’autostrada ed entriamo nel traffico cittadino che a causa di un incidente ci costringe ad una lunga fila, ma poi il traffico si scioglie e raggiungiamo la sede IPA in pochissimo. Siamo ad Arcadia, a due passi dal centro in una meravigliosa villa del 1920, stile vittoriano, appartenuta ad uno dei fondatori di Johannesburg.

Ci attende il presidente dell’IPA Pretoria che ci fa gli onori di casa e si congratula per il compimento della nostra difficile missione nell’Africa Australe.

A cena siamo loro ospiti, un buffet in perfetto stile sudafricano, con veri piatti di ceramica, bicchieri e posate… chi le ricordava più!