Africa_2018_Motoforpeace
©Carmine Rubicco, 2018

È motocross più che enduro

Il gallo qui non canta all’alba ma alle 3.30 del mattino. Posso dire di non aver chiuso occhio, io come gli altri. Fuori dalla tenda c’è un nebbione pazzesco e non si vede ad un metro. Partiamo con la speranza di arrivare a Lubango ma sappiamo bene che sarà quasi impossibile.

Scegliere la strada migliore diventa un caso politico, con le suore che ci dicono di andare a destra e la polizia che invece ci fa andare a sinistra, speriamo di avere indovinato.

I primi chilometri vanno via veloci ma poi arriva il “tagadà”. Fuoristrada duro, fango e buche con qualche traccia di catrame, chissà quando arriveremo. La velocità media è molto bassa, i due Iveco devono procedere con cautela.

Al primo cambio di staffetta la jeep polizia lascia il posto ad una moto con in sella due poliziotti che filano come il vento. In breve arriviamo alle porte di Huambo, per percorrere 260 km abbiamo impiegato quasi 5 ore.

La polizia, senza preavviso, ci conduce direttamente presso il palazzo del governo dove siamo attesi dal Vice Governatore che ci vuole salutare. Il vice è anche responsabile delle infrastrutture, ed a lui chiediamo il perché di queste strade assassine. Risponde che terminato il conflitto hanno iniziato a ricostruire, ma il paese è immenso e c’è necessità di tempo, tanto tempo.

Ora ci attendono 65 km di fuoristrada impegnativo, molto impegnativo: salite e discese con cumuli di fango e roccia, è motocross più che enduro. Ma non ci si può fermare, abbiamo i minuti contati e sappiamo bene che con il buio guidare è troppo pericoloso. Il faro di un Iveco è saltato, il parabrezza della mia moto spezzato, altra buca presa da Celestino che gli ha piegato il cavalletto, io altra buca e piego per fortuna lievemente entrambi i cerchioni, è un delirio.

Torna l’asfalto e la tensione sparisce dai nostri volti. Rimangono i burraco, ma per quelli basta fare attenzione. Viaggiamo anche a 100 all’ora, la nostra scorta va veloce e come può ci segnala le voragini sull’asfalto. Quando inizia a fare buio ci troviamo a Cacula, un posto sperduto a 1700 mslm, sapevo che arrivare a Lubanga era missione impossibile. Il comandante della scorta ci offre di pernottare presso la loro nuova caserma appena fuori città: sembra il fortino di Laramie, quattro mura con intorno il deserto. È di nuova costruzione e quindi ancora non operativa e possiamo sistemarci a terra nei vari ambienti disponibili.