17 settembre 2014

Alle 7 il termometro della moto segna 4 gradi. Mi imbottisco come un club sandwich, nella speranza di non patire troppo il freddo. Antov ci accompagna fino a riprendere la M5 e da li puntiamo verso Ufa. Ci attendono 450 km circa di strada incerta.

Da subito ci rendiamo conto che non sarà una passeggiata: come entriamo sulla M5 siamo spazzati da un vento freddo che ci accompagnerà per tutto il giorno. L’asfalto è invece pessimo, lavori in corso a ripetizione e centinaia di camion che ti sfiorano a 100 all’ora.

Bisogna fare la massima attenzione, sorpassare file infinite di autoarticolati su un lingua di asfalto di pochi metri con il vento fortissimo e le migliaia di buche e dossi richiede una ottima padronanza del mezzo. E così uno dopo l’altro ci lasciamo alle spalle gli enormi bestioni con Vittorio che apre la fila e Veronica che la chiude. Noi nel mezzo facciamo del nostro meglio, con le 11 motociclette, ma il vento freddo è un ostacolo considerevole alla guida.

Non mi sento più la pelle del viso, la turbolenza nel casco a 4° brucia le parti non coperte dal sottocasco, ma più di così non ci si può coprire.

La strada peggiora ed i lunghi lavori in corso sulla via rallentano la nostra velocità di crociera. Ancora tanti autovelox, ancora tanti posti di blocco ed ancora tanti camion, se poi ci mettiamo 2 ore in più di fuso orario non voglio immaginare a che ora arriveremo questa sera ad Ufa.

Sosta caffè e pipì, impossibile stare fermi per il freddo. Aumentiamo il nostro abbigliamento nella speranza di stoppare il vento. Chi non ha le manopole riscaldate non si sente più le estremità delle mani, questo accessorio è troppo importante.

Ciononostante manteniamo una buona media e dopo circa 200 km la strada è un attimo più scorrevole e meglio tenuta. Due o tre corsie per ogni senso di marcia, non ci sembra vero ed i gradi salgono ad 8, si aprono le nuvole grigie per fare un piccolo posto a due raggi di sole.

Ad un certo punto si mette alla testa del gruppo una volante della polizia che ci fa segno di seguirla e con il loro aiuto va tutto meglio. Non possono scaldare l’aria ma saltare file di camion si, fino ad arrivare ad Ufa. Samara ha tre milioni di abitanti, Ufa uno soltanto ma è comunque una grande città con grattacieli e moltissimi edifici nuovi. La macchina della polizia ci conduce direttamente in una grande piazza dove sono ad attenderci i referenti Interpol e la stampa locale. Le prime foto le scattiamo sul promontorio che affaccia sul Belaja River e dove è situato un gigantesco monumento dedicato ad un eroe nazionale: una statua ciclopica con lui a cavallo che contempla il grande fiume.

Subito dopo l’intervista ci rechiamo in hotel dove apprendo una triste notizia, Stefano non potrà raggiungerci ad Astana! Questo stravolge un po’ i nostri piani e quelli di Santina e bisogna immediatamente correre ai ripari: la prima telefonata è per Tang ad Urumqui che si sta attivando per i permessi in Tibet e poi ci sono i ricambi a Roma da far arrivare in Kazakhstan e poi c’è Santina che non era preparata a rimanere fuori cassa per due mesi.

Non sarà facile ma risolveremo, come abbiamo sempre fatto.

La cena è offerta dai colleghi dall’Interpol che ci hanno portato un take away caratteristico e ancora vodka per il dopo cena. Ovviamente quando parlo di vodka parlo di mini assaggi tanto per fare il brindisi rituale a cui gli ospiti tengono moltissimo.

L’hotel è spartano, con letti matrimoniali, al costo di euro 18 pp, colazione inclusa.

Approfitto per fare il punto della situazione con i miei compagni di viaggio e pianifichiamo il soggiorno a Kathmandu: alloggio economico e le escursioni verranno pianificate in loco.

Un’altra telefonata a Tang e possiamo andare a dormire, non prima di avere terminato il lavoro per il sito web, la radio e la pagina FB.