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©Carmine Rubicco, 2018

Alla fine di ogni viaggio c’è sempre un pizzico di tristezza…

Notte insonne. Sappiamo bene che il viaggio è terminato e quest’ultima tappa ci riporterà al Capo.

Lasciamo lentamente Still Bay con le sue meravigliose case e rimontiamo sulla N2. I primi km con il sole negli occhi ma poi giriamo verso ovest. Lasciamo la costa per tagliare nel bel mezzo della campagna su dei rettilinei senza fine.

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Siamo in collina sui 300 metri, si sale e si scende su ripidi pendii con ai lati immense estensioni di colture. Il vento soffia fortissimo e questa volta viene da terra, un vento così caldo che fa salire la temperatura dai 10 ai 30 gradi nell’arco di due kilometri. Altrettanto è repentina la discesa della temperatura quando il paesaggio cambia colore e poi di nuovo caldo e poi freddo ancora, ha dell’inverosimile.

Dopo i primi 200 km ci fermiamo per una sosta caffè e benzina. Facciamo le cose con la massima calma come non ci fosse la voglia di arrivare al Capo. La strada è stupenda con un asfalto che a Roma non vedremo mai sicuramente. I pneumatici, nonostante i kilometri, scorrono silenziosi, nel casco solo il rumore del vento.

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Sosta pranzo quando mancano 50 km all’arrivo, ora fa caldo anche se il vento infuocato ha smesso di soffiare e questa condizione estrema in pieno inverno qui viene chiamata l’estate indiana.

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Statale, tangenziale, semafori, incroci, siamo in città, 20 km di traffico prima di giungere presso la casa IPA dove pernotteremo per alcuni giorni. Joans Road è ubicata nel quartiere di Timour Hall, a mezz’ora dal centro. La casa IPA è in stile coloniale nel bel mezzo di un parco molto grande e molto verde. Parcheggiamo nel piazzale antistante le camere che si trovano al piano terra.

Salutiamo Bert e Eckart che ci hanno preceduto e prendiamo le camere prima di metterci subito al lavoro sui furgoni per prepararli all’imbarco: c’è molto da fare come togliere i pneumatici di scorta dal portabagagli, smontare poi il portabagagli e tirare fuori da entrambi i mezzi tutte le borse e valigie e selezionare ciò che verrà in aereo da quello che rimarrà nel container.

E mentre ci diamo tutti da fare qualcuno avverte che sono cadute delle moto dal cavalletto: naturalmente è la mia che è andata a cadere su quella del Moldavo… che rabbia, proprio l’ultimo giorno, proprio all’arrivo…

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©Carmine Rubicco, 2018

Aio ed oio chiude questo giorno importante, ma sembra che nessuno ha la voglia di festeggiarlo.

Sono felice e molto di avere chiuso con successo questa nuova missione, ma alla fine di ogni viaggio c’è sempre un pizzico di tristezza, di malinconia: quella di tornare alla vita di tutti i giorni.