Motoforpeace Messico 2016 sosta
©MotoForPeace | Barbara Beltramello

10 Aprile 2016

Ieri sera a cena un collega del PF ci ha raccontato molte curiosità sul suo mestiere di poliziotto in Messico. Ci ha fatto sorridere in particolare che anche i criminali rispettano le festività: infatti nei sabati e domeniche, durante le feste comandate ed i ponti feriali i reati scendono paurosamente. Poi passiamo a quali sono le città più pericolose del paese e viene fuori che la prima in assoluto ora è Acapulco; in un giorno soltanto, racconta, sono stati registrati 49 omicidi. La guerra è tra bande di narcos per il commercio della droga, in quanto in quella regione è molto sviluppata la coltivazione dell’oppio.

Hanno 30 giorni di ferie ogni anno divise in due tranche di 15 giorni, ma la cosa che mi meraviglia di più è che il loro stipendio, nonostante la differenza del costo della vita tra Messico e Italia, è quasi come quello nostro. Buon per loro.

Alle 6.30 siamo già al furgone per la colazione e caffè. Siamo sereni e sorridenti, la tappa di oggi non è molto impegnativa ed ora i mezzi sono a posto.

Ci scortano fuori dalla città 4 motociclisti a bordo di Harley Davidson, ma non facciamo purtroppo molta strada, la moto di Norbert si ferma di nuovo, questa non ci voleva, proprio no.

Ci guardiamo sgomenti, dopo tutto quel lavoro siamo ancora a zero, ma cosa caspita avrà questa Transalp che nel mondo delle moto ha fama di moto affidabile ed indistruttibile????

Questa volta non perdiamo tempo a cercare la causa del nuovo guasto e la carichiamo sul Daily. Iniziamo così a viaggiare verso nord sulla Cuota che attraversa ora un paesaggio arido, con poca vegetazione costituita in gran parte da alberi giganti di fico d’india e da un tipo particolare di palma.

Siamo sempre in quota e si viaggia con una temperatura gradevolissima. Non mi sembra vero, a 110 km/h percorriamo senza fermarci circa 200 km prima di rifornire. Abbiamo tenuto una buona media e il guasto di Norbert ci ha rubato pochissimo tempo, oggi arriveremo sicuramente presto a San Luis Potosi.

L’autostrada è praticamente deserta e perdiamo tempo solo ai frequenti stop per pagare il pedaggio. Altri 100 km ed altro stop caffè, la temperatura si è alzata ed una fermata in più è necessaria. Riprendiamo la marcia e dopo neanche 100 km entriamo in città. San Luis è un centro molto grande e con una area industriale sviluppata. Da l’idea di una città in cui si vive bene, anche se le infiltrazioni delle malavita qui sono molto forti. Siamo a pochi km dall’accademia della PF quando inaspettatamente si ferma la KTM di Marco, noooooooooooooooooo!

Non c’è nulla da fare, la moto è ferma, non da segni di vita. Siamo però fortunati in quanto la polizia ci invia tempestivamente un carro soccorso ed in meno di un’ora siamo tutti in caserma.

Pranziamo e prendiamo le camerate, sono da 4 ma ci dormiamo in due. Una doccia ed andiamo a vedere cosa è successo alla KTM. Marco e Stefano, che poco si stanno godendo di questo viaggio, individuano subito il problema nella pompa benzina bloccata e per fortuna Marco (il proprietario del mezzo) ha il pezzo di riserva. Due ore di lavoro e la K riparte, vediamo quanto durerà.

La moto di Norbet ha invece bisogno di ricambi specifici e ci mettiamo in contatto con la Honda di Monterrey, dove saremo domani. Inutile tentare un’altra manutenzione, senza il kit di revisione del carburatore sarebbe inutile. Domani la moto viaggerà ancora in furgone e poi si vedrà.

L’accademia che ci ospita oggi ha accolto cinquecento nuove leve: le vediamo tutte in riga nella piazza d’armi dove vengono controllati ed esaminati uno ad uno dagli istruttori: gli vengono tolte tutte le apparecchiature elettroniche, cellulari inclusi, all’interno della scuola sono vietati come è vietato fumare ovunque. Sembra una disciplina molto rigida; chi sbaglia qualcosa fa le flessioni a terra o rimane in piedi senza potersi muovere fino a quando non viene messo a riposo dagli istitutori. Mi ricorda vagamente il periodo in cui mi sono arruolato; era il 1981 ed all’epoca avevamo istruttori dell’esercito, ma non era comunque così dura.